mercoledì 5 aprile 2017

Lacrime post-parto, come aiutare una neo-mamma?

Scrivo per le donne che si approcciano alla vita da mamma per la prima volta, e perché no anche alla seconda e alla terza, per i neopapà e per i familiari delle neomadri.  
 Le si chiamano le “lacrime del latte”: quei momenti di sconforto che la neomamma prova dopo il parto. Per chi non lo sapesse nel puerperio, quel periodo di alcune settimane  immediatamente successivo al parto, l’emotività la fa da padrona. Spesso ci si sente scoraggiate, tristi, passive e quindi spaventate.  La responsabilità è in parte del sistema ormonale, che produce sbalzi,  e poi della forte inter-dipendenza che si vive con il bambino,  la faticosa gestione dei ritmi dell’allattamento, il riconoscersi “mamme” e quindi investite da grandi e improvvise responsabilità.  Chiamata anche “Baby-blues” questa fase contraddistingue un po’ tutti i post parto, anche se non tutte le donne ci riportano le stesse opinioni.  Sarebbe importante che la donna a sua volta fosse accompagnata e accudita durante l’accudimento del suo bambino. Spesso ci si rammarica di fronte a queste cadute emotive della donna, si vorrebbe fare qualcosa, ma cosa?
Cosa può fare un familiare? Sicuramente la presenza è uno strumento preziosissimo, come gli aiuti pratici, il dialogo, il contenimento dei momenti di sconforto. La solitudine delle donne sicuramente amplifica il senso di smarrimento. Quindi direi: state con loro, fatele sentire amate, belle, uniche. Nutritele in tutti i sensi.  Fatele parlare e se scelgono il silenzio, proteggetele. Fate in modo che i momenti di sconforto siano seguiti da caldi abbracci, in poche parole state con loro e non solo fisicamente nello stesso spazio,  ricordatevi che questi momenti passano e riconoscete alla donna il diritto di sentirsi un po’ giù.
Cosa può fare una doula in famiglia? Credo non esista una risposta scritta soddisfacente. Ogni donna è a sé, e ha le sue ragioni per sentirsi stanca e sconfortata. Ogni donna va ascoltata senza giudizio e con il cuore. Credo che il miglior modo di aiutare la neomadre  sia “stare con lei” nel suo spazio fatto di alti e bassi, di risate e lacrime, di paura e di fierezza.  Il tempo nel puerperio ha un suo orologio, il tempo può sembrare infinito o volare via in un istante; una difficoltà transitoria può prendere i toni dell’irrimediabilità, per poi sciogliersi in un sospiro dopo poche ore.  Mettersi in ascolto “emotivo” è saper stare in quel momento, non avere la pretesa di cambiare le cose. Semmai sarebbe utile valorizzare quel gran lavoro che la mamma fa, perché nelle difficoltà ci si sente spesso manchevoli e un rinforzo positivo ricorda alla donna quante risorse abitano in lei. La doula è una presenza femminile consapevole di questo periodo post –parto,  al di là di “cosa” può fare,  prende la forma dell’orecchio che ascolta, degli occhi che “riconscono”, delle braccia che incoraggiano. Fa tutto questo. 
La doula nel caso può anche custodire il nido in questo momento delicato, favorendo le relazioni tra i familiari, aiutando la famiglia a trovare dei ritmi funzionali che armonizzino tutti i membri del nucleo. Può prendere anche la forma di “agenda” pianificando le giornate. Per alcune donne il controllo della quotidianità può sollevare in modo che la gestione del neonato non sia sovraccaricata da ulteriori responsabilità.

Riconoscere e riconoscersi un momento di fragilità è molto importante perché apre la porta al sostegno. Non lasciamo le donne sole, stiamo con loro e amiamole. E se non possiamo forniamo un sostegno di qualità che permetta loro di ritrovarsi e amarsi. La doula può essere quel sostegno.

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