venerdì 14 luglio 2017

"Sempre in braccio": lo sfogo delle mamme.

Ciao a tutti e tutte,

Da doula e anche da mamma, da amministratrice e fruitrice di gruppi di mamme, virtuali o dal vivo, ascolto varie storie di tante neomamme. Le ascolto, non sempre riesco a rispondere perchè sono tantissime, ma leggere le richieste di attenzione, mi ha permesso di rendermi conto di quali siano gli argomenti più "urlati", quelli più caldi che fanno piangere le mamme. In testa alle classifiche l'insofferenza per aver sempre in braccio la piccola creatura. Le mamme sanno che le loro braccia sono pressochè insostituibili e che il piccino dorme e dorme ma non appena viene lasciato nella sua culletta, pochi secondi dopo attiva la modalità "sirena": E allora senza soluzione di continuità ricomincia tutto da capo e quel piccolo respiro che si ha va a farsi benedire. E allora vien voglia di urlare, ci si sente prigioniere, di questo esserino che ci vuole tutte, fin nell'anima. Ho provato da mamma cosa significa, e ho respirato questa sensazione dai racconti a spot di centinaia di mamme. 

Accade quasi subito, quando il piccolo è davvero piccolo. I primi mesi dopo il parto e fin quasi all'anno a volte, sono caratterizzati da un bisogno costante di contatto per i cuccioli di uomo. Non tutti, ma quasi. Le mamme si interrogano sul loro operato: lo sto viziando? dovrei farlo piangere? un giorno dormirà da solo nella culla? potrò anche io pranzare senza interruzioni? 
La sensazione di essere avvolte in un groviglio di privazioni è molto forte. Del resto, non è facile passare da una condizione di essere umano autonomo e libero a "mamma al servizio costante di un figlio, 24 ore su 24".
Le mamme si lamentano quando sono sfinite, poi riaffiora una magica energia e la giornata continua, a volte però rimane un vuoto.
Mi veniva da parlare loro dell'esogestazione, del bisogno di contatto, di come il bambino fino a 10 mesi circa percepisca il suo corpo e quello della madre come un'unica entità.

E' importante prendere consapevolezza della natura delle cose, ancor più importante realizzare che è un processo fisiologico, che accomuna la maggior parte delle mamme e dei bambini. 
Ma in quel momento, quello dell'urlo, si ha solo "insofferenza", "fatica", più mentale che fisica. Le donne provano rabbia, e al tempo stesso senso di colpa perchè sono combattute tra la voglia di evadere e il dovere di tutela del neonato. 

Ma allora cosa si può fare? Esistono soluzioni? 
Penso che questo richiamo debba avere un suo spazio, credo che le donne meritino di sentirsi nel diritto di urlare, senza percepirsi cattive madri, per l'auto-
giudizio che parte improvvisamente da dentro, che censura e sopprime l'urlo.
Come sempre le emozioni sono tutte legittime e tutte necessitano di un loro sfogo, andrebbero ascoltate, rispettate, accettate. Come dice Winnicot esistono 17 buoni motivi per odiare nostro figlio. Trovare questi motivi sarebbe innanzitutto un buon modo per liberare quella rabbia che comunque c'è e nasce da un'insofferenza. Come un temporale con grandine ci si bagna, ci si spaventa ma la splendida notizia è che poi torna sempre il sole e la giornata riprende vigore, con il solito smisurato grande amore.