Scrivo per le donne che si approcciano alla vita da mamma
per la prima volta, e perché no anche alla seconda e alla terza, per i neopapà
e per i familiari delle neomadri.
Le si chiamano le “lacrime del
latte”: quei momenti di sconforto che la neomamma prova dopo il parto. Per chi
non lo sapesse nel puerperio, quel periodo di alcune settimane immediatamente successivo al parto, l’emotività
la fa da padrona. Spesso ci si sente scoraggiate, tristi, passive e quindi
spaventate. La responsabilità è in parte
del sistema ormonale, che produce sbalzi, e poi della forte inter-dipendenza che si vive
con il bambino, la faticosa gestione dei
ritmi dell’allattamento, il riconoscersi “mamme” e quindi investite da grandi e
improvvise responsabilità. Chiamata
anche “Baby-blues” questa fase contraddistingue un po’ tutti i post parto,
anche se non tutte le donne ci riportano le stesse opinioni. Sarebbe importante che la donna a sua volta
fosse accompagnata e accudita durante l’accudimento del suo bambino. Spesso ci
si rammarica di fronte a queste cadute emotive della donna, si vorrebbe fare
qualcosa, ma cosa?
Cosa può fare un familiare? Sicuramente la presenza è uno
strumento preziosissimo, come gli aiuti pratici, il dialogo, il contenimento
dei momenti di sconforto. La solitudine delle donne sicuramente amplifica il
senso di smarrimento. Quindi direi: state con loro, fatele sentire amate,
belle, uniche. Nutritele in tutti i sensi. Fatele parlare e se scelgono il silenzio,
proteggetele. Fate in modo che i momenti di sconforto siano seguiti da caldi
abbracci, in poche parole state con loro e non solo fisicamente nello stesso
spazio, ricordatevi che questi momenti
passano e riconoscete alla donna il diritto di sentirsi un po’ giù.
Cosa può fare una doula in famiglia? Credo non esista una
risposta scritta soddisfacente. Ogni donna è a sé, e ha le sue ragioni per
sentirsi stanca e sconfortata. Ogni donna va ascoltata senza giudizio e con il
cuore. Credo che il miglior modo di aiutare la neomadre sia “stare con lei” nel suo spazio fatto di
alti e bassi, di risate e lacrime, di paura e di fierezza. Il tempo nel puerperio ha un suo orologio, il
tempo può sembrare infinito o volare via in un istante; una difficoltà
transitoria può prendere i toni dell’irrimediabilità, per poi sciogliersi in un
sospiro dopo poche ore. Mettersi in
ascolto “emotivo” è saper stare in quel momento, non avere la pretesa di cambiare
le cose. Semmai sarebbe utile valorizzare quel gran lavoro che la mamma fa, perché
nelle difficoltà ci si sente spesso manchevoli e un rinforzo positivo ricorda
alla donna quante risorse abitano in lei. La doula è una presenza femminile
consapevole di questo periodo post –parto,
al di là di “cosa” può fare, prende la forma dell’orecchio che ascolta,
degli occhi che “riconscono”, delle braccia che incoraggiano. Fa tutto
questo.
La doula nel caso può anche custodire il nido in questo
momento delicato, favorendo le relazioni tra i familiari, aiutando la famiglia
a trovare dei ritmi funzionali che armonizzino tutti i membri del nucleo. Può
prendere anche la forma di “agenda” pianificando le giornate. Per alcune donne
il controllo della quotidianità può sollevare in modo che la gestione del
neonato non sia sovraccaricata da ulteriori responsabilità.
Riconoscere e riconoscersi un momento di fragilità è molto
importante perché apre la porta al sostegno. Non lasciamo le donne sole, stiamo
con loro e amiamole. E se non possiamo forniamo un sostegno di qualità che
permetta loro di ritrovarsi e amarsi. La doula può essere quel sostegno.